Giovedì 2 dicembre Lucia Amelia Salvato presenta Werner Lutz a partire dalla prima raccolta italiana Museo del silenzio. Stillemuseum edita con interventi di Davide Rondoni e Karl Pestalozzi

Werner Lutz nasce il 25 ottobre 1930 a Wolfhalden, Appenzello AR (Svizzera). Ultimo di cinque figli di una famiglia di piccoli agricoltori e tessitori di seta, è costretto a lavorare molto presto nell’azienda di famiglia. Dopo la scuola dell’obbligo frequenta le lezioni di arti grafiche della Kunstgewerbeschule di San Gallo e successivamente esercita l’attività di grafico come libero professionista. Si trasferisce a Basilea e lavora in un atelier sulle rive del Reno fino alla fine dei suoi giorni, iniziando a scrivere poesie, presto pubblicate in antologie. Il primo volume di poesie Ich brauche dieses Leben viene pubblicato da Suhrkamp nel 1979. Negli anni settanta inizia a dipingere e disegnare, fondendo in modo ideale i suoi due talenti in un’attività
che pratica fino alla morte, avvenuta il 17 luglio 2016. Ha ottenuto diversi premi, tra i quali lo Schiller Preis e il Preis der Schweizer Schillerstiftung (1992), il Basler Literaturpreis e la Auszeichnung der Kulturstiftung des Kantons Appenzell AR (1996); la Auszeichnung für das Lebenswerk (2004) dalla Kulturstiftung der UBS, e infine il Basler Lyrikpreis (2010).

Il libro

Il libro Museo del silenzio riassume i numerosi inviti velatamente rivolti da Werner Lutz (1930-2016) al lettore disposto a lasciarsi segretamente coinvolgere dalla sua lirica in prosa, per farsi «sub e palombaro» (Taucher) di se stesso, alla ricerca dell’umano. Lutz è, però, il primo a dare credito all’apparire della vita quotidiana, colma di segreti a disposizione del suo sguardo «violentemente acuto e senza pretese» (Rondoni), di cui la sua poesia va spontaneamente ma febbrilmente in ricerca. Poeta e pittore, amante della vita così come essa è, sedotto dall’incanto della natura e per questo abile nel dipingerla a parole, Lutz si è lasciato stupire dal continuo avvenimento dell’esistenza, desideroso di immergersi, per sentirla, toccarla e ridarla al lettore senza inibizioni. L’antologia propone alcune delle più belle poesie del poeta svizzero-tedesco, per la prima volta tradotte in italiano; pur osando essere una nuova versione poetica, la traduzione resta fedele all’originale riproponendo l’assenza di interpunzione: un segreto invito a prestare attenzione alle singolari scelte lessicali e sintattiche, che impongono al lettore e al traduttore di non sorvolare sulle peculiari licenze poetiche.