
MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE
Anteprima a Milano Ore 17 Università Cattolica, largo Gemelli 1, Milano
Editoria e poesia civile: incontro con il poeta polacco Adam Zagajewski
Colloquio dell’autore con la traduttrice Valentina Parisi. Introduce Giuseppe Langella
GIOVEDÌ 24 OTTOBRE
Ore 11 Aula Magna IIS Lagrangia, corso Italia 48, Vercelli
Gli studenti incontrano Adam Zagajewski
Incontro con il poeta e la traduttrice moderato da Elisabetta Dellavalle
Ore 21 Salone del Seminario Arcivescovile, piazza Sant’Eusebio 10, Vercelli
XV Premio Festival internazionale di Poesia Civile Città di Vercelli a Adam Zagajewski
Reading del poeta premiato, a colloquio con Valentina Parisi, con intermezzi musicali di Nicolò Manachino al flauto. Saluti del presidente dell’associazione culturale Il Ponte Luigi Di Meglio e delle autorità. Presentazione e distribuzione della plaquette del festival Prova a cantare il mondo storpiato edita da Interlinea (fino a esaurimento copie)
Dalla quarta di copertina di Prova a cantare il mondo storpiato
«Ma noi siamo vivi, / colmi di memoria e ragione» è la risposta di Adam Zagajewski ai drammi della storia e alla spersonalizzazione della società attuale, collocando sotto la sua lente d’ingrandimento piccoli particolari quotidiani molto rivelatori: così le ombre dei turisti sulla tomba di brecht sembrano quelle degli informatori della stasi che lo pedinavano da vivo e la gatta di Ruth, ignara di essere ebrea come la sua padrona, di notte dal ghetto torna sempre alla parte ariana. Per l’autore di quest’antologia, che affronta la shoah come l’11 settembre ma anche gli ex paradisi naturali fagocitati dal turismo di massa, resta lo spaesamento dei «poeti, invisibili come minatori, nascosti sottoterra» che «costruiscono per noi una casa», quella della consapevolezza civile di dover essere vivi e vigili «e talvolta particolarmente orgogliosi, / perché in noi grida il futuro / e quel balbettio ci fa umani».
Adam Zagajewski: Derek Walcott ha definito la sua poesia «voce sommessa sullo sfondo delle immense devastazioni di un secolo osceno, più intima di quella di Auden, non meno cosmopolita di quelle di Miłosz, Celan, Brodskij». Adam Zagajewski è nato nel 1945 a Leopoli, città che ha lasciato quell’anno stesso insieme alla sua famiglia, espulsa dai sovietici che se ne erano impadroniti nel 1944. Cresciuto a Gliwice, Slesia, e cioè in quei territori tedeschi che nel dopoguerra furono annessi alla Repubblica Popolare di Polonia, Zagajewski ha studiato psicologia e filosofia all’università Jagellonica di Cracovia, diventando ben presto uno dei protagonisti della corrente “Nowa Fala” o “Generazione del ’68”, che riuniva i giovani poeti più critici nei confronti del regime. Pubblica la sua prima raccolta, Komunikat nel 1972. Nel 1975 è tra i firmatari della Lettera dei 59, sottoscritta da sessantasei intellettuali polacchi per protestare contro l’introduzione nella Costituzione di paragrafi riguardanti l’alleanza con l’Unione Sovietica e il ruolo-guida del Partito Operaio Unificato Polacco. Dopo aver vissuto a lungo all’estero, prima a Berlino e poi a Parigi, è tornato a risiedere a Cracovia nel 2002. Insignito del Neustadt International Prize for Literature (2004), del premio Heinrich Mann (2015) e del premio Principessa delle Asturie (2017), insegna da anni all’università di Chicago. In Italia Adelphi ha pubblicato una raccolta di prose, Tradimento (2007, a cura di L. Bernardini, traduzione di V. Parisi), e Dalla vita degli oggetti, un’ampia scelta dalla sua produzione poetica a cura di Krystyna Jaworska (2012).