La “Commedia” di un poeta del Novecento

Venerdì 3 dicembre ore 18,30 Auditorium Perone della Scuola Musicale Vallotti, ingresso da Via Carlo Farini, Vercelli

Reading dal libro di Roberto Cicala Da eterna poesia. Un poeta sulle orme di Dante: Clemente Rebora (II Mulino) con letture di Roberto Sbaratto Musiche di Nicolò Manachino al flauto e Carlot-ta al pianoforte. Presenta Giusi Baldissone

Un poeta che ha fondato il Novecento, Clemente Rebora, tra i «maestri in ombra» di Montale e Pasolini, ha vissuto la sua esistenza come un inferno (durante la Grande Guerra dove subì un trauma e fu soccorso dall’amore di una donna, una pianista russa), poi un purgatorio (alla ricerca di un’identità e di una «scelta tremenda») e infine un paradiso (dopo la conversione e gli ordini religiosi presi in età avanzata, con un calvario fisico e mistico). Tutto è stato vissuto e riletto da Rebora, come nessun altro autore contemporaneo, alla luce della Divina Commedia, sempre al centro della sua produzione, tanto da lasciare un’edizione del poema con postille in matita rossa e blu a indicare grazia e peccato. Roberto Cicala, da sempre indagatore di carte d’autore, offre un saggio avvincente tra biografia e critica con appendice di inediti, tra cui gli appunti delle lezioni su Dante, maestro di etica ed estetica, letteratura e fede: si riscopre così un poeta novecentesco per il quale «da eterna Poesia a noi viene Dante» (dalla quarta di copertina
del volume).

«I poeti morti non scrivono gialli»: incontro con Björn Larsson

Venerdì 3 dicembre ore 12 Aula Magna Liceo Scientifico Avogadro, corso Palestro 29, Vercelli

Lo scrittore svedese dialoga con i giovani a partire dal libro I poeti morti non scrivono gialli (Iperborea) Modera Paoletta Picco

Björn Larsson, nato a Jönköping nel 1953, è docente di letteratura francese all’Università di Lund. Noto filologo, scrittore e traduttore, è oggi uno degli autori svedesi più noti anche in Italia, grazie alla casa editrice Iperborea. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Grinzane Biamonti, il
premio Elsa Morante e il Prix Médicis in Francia. Tra i suoi titoli di maggior successo, La vera storia del pirata Long John Silver (1998), Il Cerchio Celtico (2000), Il porto dei sogni incrociati (2001) e L’ultima avventura del pirata Long John Silver (2013).

Il libro I poeti morti non scrivono gialli è un brillante gioco di sperimentazione letteraria, che indaga sull’essenza della scrittura e sulle forme di vocazione artistica, evidenziando i paradossi di un mondo editoriale frenetico, alla continua ricerca del prossimo best seller. Come avverte il sottotitolo, si tratta di Una specie di giallo, la cui voce è affidata a un “poliziotto-poeta”, l’unico in grado di rivelare la verità che si nasconde dietro le apparenze.

Scrivere con un filo d’erba?
Recital in musica

Giovedì 2 dicembre ore 18,30 Casa della Letteratura, Villa Saroli, viale Franscini 9, Lugano (Svizzera)

Alberto Nessi dialoga con Diego Fasoli Letture con accompagnamento musicale di Zeno Gabaglio

Alberto Nessi nato a Mendrisio nel 1940, è poeta e narratore. Dopo gli studi alla Scuola magistrale di Locarno e all’Università di Friburgo, è stato insegnante in diversi ordini di scuole. Ha esordito come poeta nel 1969, pubblicando diversi libri di poesia, tra i quali una scelta antologica apparsa presso l’editore Casagrande di Bellinzona nel 2010 col titolo Ladro di minuzie. È inoltre autore di tre raccolte di racconti,
l’ultima si intitola Miló, e di tre romanzi; nel 2017 ha pubblicato, per le edizioni Unicopli di Milano,
Svizzera italiana. Quindici passeggiate letterarie. Nel 2016 gli è stato conferito il Gran Premio Svizzero di
Letteratura. Le sue opere più recenti sono Un sabato senza dolore (2016), Rime facili per grandi e piccini (2018) e Perché non scrivo con un filo d’erba, edito da Interlinea (2020), una antologia con autografi e inediti pubblicata in occasione degli 80 anni dell’autore.

Il libro Perché non scrivo con un filo d’erba parte da una spiegazione del grande vecchio della poesia svizzera, Alberto Nessi, scrivendo su dolore, ingiustizie, viaggi, natura e società. Per l’autore di frontiera anche nei momenti di crisi ed emergenza «il bisogno di poesia è insito nell’uomo e il sentimento poetico del mondo se ne sta nascosto da qualche parte, nella sua tana, come l’orbettino che un raggio di sole basta a risvegliare dal letargo». Così il poeta propone anche una riflessione sullo scrivere, che è «vincere il dolore, aprire lo sguardo su un altrove». Il reading inserito nel festival è promosso dalla Casa della Letteratura per la Svizzera Italiana di cui è presidente Fabiano Alborghetti.

Dante. Così lontano, così vicino

Giovedì 2 dicembre ore 18 Biblioteca Civica Negroni corso Cavallotti 6, Novara

Presentazione del libro di Bianca Garavelli (Giunti) con visita guidata alla mostra bibliografica Dante a Novara

Bianca Garavelli nasce a Vigevano. È narratrice e dantista. È stata allieva di Maria Corti all’Università di Pavia, dal cui insegnamento ha ereditato l’interesse intrecciato per la scrittura critica, con uno sguardo privilegiato su Dante, di cui divulga l’opera attraverso conferenze, lezioni-spettacolo, saggi e manuali di
interpretazione. Dal 1989 collabora al quotidiano “Avvenire”, occupandosi di italianistica, poesia e narrativa italiana e straniera. È dottore di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché membro associato di ricerca del Centro Internazionale di Studi Sirio Giannini di Seravezza (Lucca). Parallelamente è nota anche come autrice di romanzi e libri di racconti con atmosfere di tensione, gotiche e noir.

Il libro Dante. Così lontano, così vicino è un salto di settecento anni all’interno della Commedia, in cui l’autrice guida i lettori alla scoperta dell’attualità nascosta dal poeta nei suoi cento canti, affrontando temi odierni e discussi, tra orrore, amicizia, femminilità, rispetto della natura e studio del cosmo, in una chiave nuova e contemporanea.

La riscoperta di un poeta appartato: Werner Lutz

Giovedì 2 dicembre Lucia Amelia Salvato presenta Werner Lutz a partire dalla prima raccolta italiana Museo del silenzio. Stillemuseum edita con interventi di Davide Rondoni e Karl Pestalozzi

Werner Lutz nasce il 25 ottobre 1930 a Wolfhalden, Appenzello AR (Svizzera). Ultimo di cinque figli di una famiglia di piccoli agricoltori e tessitori di seta, è costretto a lavorare molto presto nell’azienda di famiglia. Dopo la scuola dell’obbligo frequenta le lezioni di arti grafiche della Kunstgewerbeschule di San Gallo e successivamente esercita l’attività di grafico come libero professionista. Si trasferisce a Basilea e lavora in un atelier sulle rive del Reno fino alla fine dei suoi giorni, iniziando a scrivere poesie, presto pubblicate in antologie. Il primo volume di poesie Ich brauche dieses Leben viene pubblicato da Suhrkamp nel 1979. Negli anni settanta inizia a dipingere e disegnare, fondendo in modo ideale i suoi due talenti in un’attività
che pratica fino alla morte, avvenuta il 17 luglio 2016. Ha ottenuto diversi premi, tra i quali lo Schiller Preis e il Preis der Schweizer Schillerstiftung (1992), il Basler Literaturpreis e la Auszeichnung der Kulturstiftung des Kantons Appenzell AR (1996); la Auszeichnung für das Lebenswerk (2004) dalla Kulturstiftung der UBS, e infine il Basler Lyrikpreis (2010).

Il libro

Il libro Museo del silenzio riassume i numerosi inviti velatamente rivolti da Werner Lutz (1930-2016) al lettore disposto a lasciarsi segretamente coinvolgere dalla sua lirica in prosa, per farsi «sub e palombaro» (Taucher) di se stesso, alla ricerca dell’umano. Lutz è, però, il primo a dare credito all’apparire della vita quotidiana, colma di segreti a disposizione del suo sguardo «violentemente acuto e senza pretese» (Rondoni), di cui la sua poesia va spontaneamente ma febbrilmente in ricerca. Poeta e pittore, amante della vita così come essa è, sedotto dall’incanto della natura e per questo abile nel dipingerla a parole, Lutz si è lasciato stupire dal continuo avvenimento dell’esistenza, desideroso di immergersi, per sentirla, toccarla e ridarla al lettore senza inibizioni. L’antologia propone alcune delle più belle poesie del poeta svizzero-tedesco, per la prima volta tradotte in italiano; pur osando essere una nuova versione poetica, la traduzione resta fedele all’originale riproponendo l’assenza di interpunzione: un segreto invito a prestare attenzione alle singolari scelte lessicali e sintattiche, che impongono al lettore e al traduttore di non sorvolare sulle peculiari licenze poetiche.